La magìa delle isole Lofoten-Vesteralen
A Straumen, 120 km a nord del circolo polare, trovo un ottimo camping e finalmente una bella donna norvegese, Tonje, che gestisce insieme al compagno Jan la struttura, adiacente ad un torrente. Io piazzo la mia tenda, ancora una volta l’unica del camping, affollato di camper e roulotte, a due metri dal torrente, per godere del riposante scorrere dell’acqua. Il tempo tiene, alle 3 mi sveglio e vedo luce: sporgo il muso dalla tenda evedo che il sole è già sorto, pallido ma c’è. Effetti della latitudine.
Giorno 12.
E’ ancora una giornata di viaggio. La E6 si inerpica sulle alture e negli anfratti dei fiordi del Nordland per giungere al capolinea obbligatorio di Bognes: chi vuole proseguire verso Narvik deve salire sul traghetto per Ustvik, chi vuole andare alle Lofoten-Vesteralen, l’arcipelago lunghissimo sulla costa nordoccidentale norvegese, sale sul traghetto per Lødingen. Ed è quello che faccio io: dopo aver pranzato sul molo in attesa dell’arrivo della nave, non senza aver ammirato uno stuolo di adepti Harley Davidson piuttosto old fashion ma davvero pittoreschi nei loro giubbotti e pantaloni rigorosamente in pelle nera, borchie, catene ogni dove.
Sul traghetto il cuore impazza alla vista dell’oceano completamente piatto, il cielo azzurro, le montagne irte e piallate dai ghiacciai alle spalle e le isole Lofoten, con le cime ardite e ancora innevate, proprio di fronte a me.
Scruto l’orizzonte anche per avvistare qualche cetaceo, vedo due globicefali, pilot whales, esemplari di tre cinque metri, li ricordo in gruppi di sette otto individui nello stretto di Gibilterra, sono balenine a dire il vero. Un signore corpulento con pizzo folto e capelli radi si avvicina e mi dice se ho visto le pilot whales. Hennik è vedovo, lui vive a Bodø (si dice buda) ma in estate va a trovare il nipote all’isola di Hinnøya e si dedica alla pesca d’acqua dolce. Parliamo di pesca e di traversate, di trote e di merluzzi, di viaggi, di avvistamenti. Dice di aver visto due giorni prima, dal lungomare di Bodø una sperm whale, un capodoglio. “Così vicino alla costa?” “Certo perché nel tratto di mare antistante Bodø – continua Hennik – il fondale scende a quasi mille metri, ci sono tanti calamari e il capodoglio ne è ghiotto”. Ehm ehm, speriamo che il capodoglio rimanga a Bodø a pranzo dai calamari perché è un bestione che va dai dieci ai venti metri ed è anche un tipetto irascibile, meglio evitare di incontrarlo.
Per rendermi ancor più simpatico dico a Hennik che la Norvegia è il paese più bello che ho visto nella mia vita, anche se io conosco solo l’Europa e niente più. Lui abbozza e replica che quando era giovane è stato imbarcato in un cargo e dalla Norvegia è andato fino alla Nuova Zelanda, via canale di Panama: insomma ha attraversato due oceani!. “E la Nuova Zelanda – conclude, trovandomi completamente d’accordo- assomiglia moltissimo alla Norvegia”. Non sto a spiegargli che amo New Zealand perché è il paese della vela e del rugby, se no finiamo ad ubriacarci in qualche pub.
Approdato a Lødingen, punto verso nordovest, all’estremità delle Vesteralen, Nyksund, che mi era stato consigliato da un tipo ad Oslo. Quando arrivo rimango senza parole!
Il campeggio, Oppmyre, è uno dei più belli e più confortevoli incontrati nel mio viaggio. Che dire…mi sembra di essere in paradiso
Patty
6 agosto 2016 - 08:39
Spettacolare il tuo Nord, e il mare e le persone e il sole e i colori. Ciao Algu